Le Miniere
La zona della Costa Verde, sia la parte costiera che l'entroterra montano, appartiene ad una più vasta area che ha ricoperto, nel passato, un ruolo fondamentale sia a livello industriale che sociale, ha infatti costituito uno dei più grandi bacini minerari per l'Italia e l'Europa.
Il territorio era già conosciuto da popolazioni antiche per le ricchezze del sottosuolo, ma è dalla metà del 1800 fino al 1991, anno della chiusura degli ultimi impianti, che si sviluppò l'industria estrattiva.
Un lungo periodo nel quale è stato possibile uno sviluppo economico del territorio, un lungo periodo in cui è nata e si è organizzata la classe operaia, un lungo periodo nel quale è nata e sviluppata una realtà industriale tra le più importanti d'Europa.
Una storia .... da scoprire
Per chi ama conoscere ed apprezza anche la storia dei luoghi, per chi ama ascoltare i silenzi dei ruderi e delle rovine che la natura lentamente sta inghiottendo, non potranno mancare occasioni per escursioni e passeggiate nel più immediato entroterra.
Si attraverseranno paesaggi fuori dal tempo composti dai ruderi di case, impianti, cantieri e pozzi sparsi e diroccati, da enormi quantità di materiali di scarto e da carrelli minerari arruginiti, un paesaggio da villaggio del Far West.
Aggirandosi in questi luoghi, oggi, fra i ruderi dei villaggi, i fabbricati pericolanti ed i vecchi pozzi, fra binari arruginiti e carrelli minerari abbandonati, viene spontaneo pensare a momenti e periodi lontani nel tempo, e riesce difficile immaginare che, fino a pochi anni fa, era tutto in efficienza; si ha, allo stesso tempo, l'impressione che tutti abbiano improvvisamente abbandonato il loro lavoro, scomparsi o fuggiti, per qualche misterioso evento.
Le aree minerarie
L'area delle vecchie concessioni minerarie occupa un territorio di vaste dimensioni, nei comuni di Guspini ed Arbus, seguendo le traccie del ricchissimo filone Montevecchio uno dei più importanti conosciuti.
Si estende dalla zona degli imponenti Cantieri di Levante a ridosso di Montevecchio, attraversa le montagne per circa 10 chilometri, lungo i Cantieri di Ponente con le Miniere Sanna, Telle e Casargiu.
Prosegue fino al villaggio di Ingurtosu scendendo lungo la valle de Is animas che porta al mare e attraversando i cantieri Lambert, Gal, Turbina e Naracauli.
L'area include anche la zona della Miniera di Gennamari, meno conosciuta in quanto difficilmente raggiungibile e meno ricca, con i cantieri dei Pozzi Edoardo e Giordano.
L'area è immersa nella natura fra boschi di incredibile bellezza e paesaggi silenziosi quasi totalmente disabitati.
Montevecchio ed Ingurtosu
Lo sfruttamento del territorio fu gestito in modo episodico e con pochi investimenti industriali fino al 1840, quando lo sfruttamento minerario divenne interessante per gli industriali, in seguito ad una legge con la quale veniva separata la proprietà del suolo da quella del sottosuolo, consentendo in questo modo, allo stato il diritto di proprietà dello stesso e quindi lo sfruttamento in modo diretto o per mezzo di concessione.
Lo sfruttamento venne gestito con due gruppi di concessioni minerarie e proprietà distinte le Miniere di Montevecchio e le Miniere di Ingurtosu e Gennamari.
Le Miniere di Montevecchio
sorsero per lo sfruttamento del filone di Montevecchio, uno dei più importanti e ricchi conosciuti.
Montevecchio è stata una delle più importanti realtà industriali dell'intera Sardegna nonchè una delle maggiori produttrici di piombo e zinco, ottenendo riconoscimenti in tutta Europa per l'avanguardia tecnologica degli impianti e per lo spessore degli ingegneri e dei direttori.
Fu a partire dal 1848, dopo una serie di insuccessi industriali, che iniziò il periodo di maggiore espansione ed innovazione, quando l'imprenditore sassarese Giovanni Antonio Sanna ottenne la concessione di sfruttamento perpetuo; il borgo divenne una vera cittadina abitata da circa 5.000 persone, dotata di importanti strutture per un centro minerario: scuole, cinema, ospedale, campo sportivo, l'ufficio postale ed una colonia per i figli dei minatori la Casa al mare Francesco Sartori oggi conosciuta con il nome di Funtanazza.
Le miniere sono dislocate in due distinti cantieri, i Cantieri di Levante, a ridosso del borgo di Montevecchio, ed i Cantieri di Ponente lungo la strada bianca che da Montevecchio conduce al villaggio di Ingurtosu; le due aree sono separate dal passo Gennaserapis dove sorge il borgo di Montevecchio, e dove sono situati gli edifici più importanti della Miniera, la direzione, la foresteria, l'ospedale, la scuola e la chiesa di Santa Barbara.
Nei Cantieri di Levante si trova la Miniera di Sant'Antonio (concessione Montevecchio nº1) ed i cantieri di Piccalinna e di Mezzena, mentre nei Cantieri di Ponente si trovano le Miniere Sanna (concessione Montevecchio nº2), e di Telle e Casargiu (concessione Montevecchio nº3).
Il borgo di Montevecchio, oggi abitato solo da qualche centinaia di abitanti, è immerso in un meraviglioso bosco di lecci, rovelle e sugheri, ed è la testimonianza vivente di quella che in passato fu la vita della Miniera; offre inoltre la possibilità di visite ad alcune strutture dei Cantieri di Levante come le officine, la galleria Anglosarda e la Miniera di Piccalinna ed alla bellissima e ristrutturata palazzina della direzione.
Le Miniere di Ingurtosu
sorsero per lo sfruttamento della parte mediana del filone di Montevecchio ricco di minerali di blenda e galena (zinco e piombo).
Ingurtosu e Gennamari sono state fra le aree minerarie più importanti dell'intera isola, insieme alle vicine Miniere di Montevecchio e le Miniere di Monteponi ad Iglesias.
Dopo una primo periodo di episodico sfruttamento e diversi passaggi di proprietà, fu alla fine del 1800 che si ebbe il momento di maggiore crescita, in seguito al passaggio delle concessioni alla società inglese Pertusola Limited e la scoperta del filone Brassey, dal nome del presidente della Pertusola Lord Thomas Alnutt Visconte di Brassey; fu durante questo periodo che l'area raggiunse una popolazione di circa 6.000 persone fra operai e nuclei familiari.
L'area delle vecchie Miniere di Ingurtosu è dislocata in parte al confine con la Miniera Casargiu di Montevecchio con il cantiere di Casargiu di Ingurtosu, ed in parte lungo la valle che dal vecchio villaggio di Ingurtosu, centro direzionale della Miniera, attraversando i principali impianti, i pozzi Lambert, Turbina e Gal, la Laveria Pireddu e la Laveria Brassey ed il villaggio di Naracauli, conduce verso il mare alla spiaggia di Piscinas, utilizzata in passato come attracco per il trasporto dei materiali verso Carloforte.
Il borgo di Ingurtosu era il centro direzionale della Miniera e ospitava l'ospedale, le scuole, la chiesa di Santa Barbara e la palazzina della direzione detta Il Castello che al suo interno ospitava gli uffici della Miniera.
Il Parco Geominerario
Gli impianti chiusi durante la seconda metà del 1900, sono oggi aree di interesse culturale situate all'interno del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, ufficialmente riconosciuto nel 1997 dall'UNESCO come primo parco all'interno della rete mondiale dei Geositi/Geoparchi, istituita dall'UNESCO con lo scopo di tutelare e valorizzare il patrimonio tecnico-scientifico, storico culturale ed ambientale dei siti nei quali l'uomo ha utilizzato le risorse geologiche e minerarie.